Foglie d’autore: le begonie per la casa

Straordinarie per forme, colori e trame, queste begonie di recente scoperta sembrano piccole opere d’arte botanica. Di dimensioni contenute ma piuttosto esigenti, sono perfette da coltivare in casa, in vaso o in terrario. Chissà se nel 1703 il missionario e botanico francese Charles Plumier, battezzando la graziosa piantina che aveva trovato con il nome di begonia, in omaggio a Michel Bégon (1638-1710), governatore francese di Santo Domingo e grande collezionista di piante, sospettava minimamente la vastità di questo genere multiforme, che oggi comprende oltre 1.800 specie, identificate nelle foreste della fascia tropicale e subtropicale di ogni continente. L’elenco è tuttora in continuo aggiornamento: le specie e varietà che trovate in queste pagine, per esempio, parte della ricca collezione di Chiara Saccavini, titolare del vivaio Ortofiorito di Marti gnacco (Udine), sono state scoperte tutte negli ultimi 20-25 an ni. Alcune, come Begonia U614, addirittura solo cinque anni fa, tanto che ancora non le è stato trovato un nome, ma solo un codice. Oltre alla loro recente comparsa sulla scena, le accomunano altri aspetti. «Queste begonie hanno dimensioni molto piccole, da pochi centimetri a 20-30 cm al massimo», spiega Chiara Saccavini. «Fa eccezione B. maculata, che raggiunge il metro di altezza. Un’altra caratteristica che dà un senso profondo alla loro coltivazione è che, sebbene scoperte di recente, sono già quasi tutte in via di estinzione, dal momento che i loro areali sono estremamente ristretti e spesso minacciati da disboscamenti e antropizzazione. Ecco perché la loro salvaguardia fa parte di un ampio progetto che impegna da qualche tempo l’American Begonia Society». Begonia maculata var. wightii - Foto di Ferruccio Carassale Amanti dell’umidità Con queste premesse, non si immagini che coltivazione delle Begonie sia necessariamente difficile. Bisogna però ricreare condizioni simili a quelle in cui si trovano in natura. Per esempio, al fine di garantire loro una maggiore umidità atmosferica (quella ottima le sarebbe di almeno il 50-65 per cento) è possibile tenerle vicine tra di loro e ad altre piante, prevedere dei sottovasi riempiti di argilla espansa e acqua, o coltivarle in terrario. Quest’ultima è una delle soluzioni più indicate, anche per le loro dimensioni, la crescita lentissima e i delicati apparati radicali che rifuggono eccessi di umidità nel substrato. Considerato, poi, che la loro bellezza sta soprattutto nel fogliame, per esaltarla è fondamentale una luminosità elevata ma schermata. «Le eleganti foglie di Begonia malachosticta, per esempio, di un verde scurissimo con macchio line rosa-lilla, diventano uniformi e anonime se la luce non è sufficiente», osserva Saccavini. «Altre, come B. pavonina e B. ‘Taconite’, assumono colorazioni bluette quasi fluorescenti se esposte a un’illuminazione supplementare con lampade artificiali». Lo conferma Mario Mariani, titolare del vivaio Central Park di Galliate (Novara), che nella sua collezione di begonie annovera alcune delle specie presenti in queste pagine. «Nei terrari, utilizzando delle lampade e prevedendo una nebulizzazione ad hoc, in genere crescono molto bene», afferma. «Anche se in questo genere si passa da specie estremamente facili a rarità difficilissime da coltivare. Una vera sfida è, per esempio, B. pteridiformis» Begonia 'Sucre Glacée' - Foto di Ferruccio Carassale A pois, pelosette, color melanzana Osserviamo allora più da vicino forme e tessiture di queste foglie. Molto particolari sono quelle di B. amphioxus, verdi punteggiate di rosso e con punte a entrambe le estremità: proprio co me gli anfiossi, i pesciolini da cui la specie prende il nome. Nella cinese B. ferox da adulte sono ricoperte da gugliette morbide ma dall’aspetto spinoso, mentre in B. melanobullata, vietnamita, piccoli rigonfiamenti neri sono già presenti sulle foglie giovani; in B. picturata sembrano dipinte con pennellate di bruno, verde acido e sottili nervature rosse e in B. herbacea, pianta epifita brasiliana, sono al lungate e, senza steli, partono dal rizoma. Tra le foglie più ampie (fino a 25-30 cm) figurano quelle di B. ‘Sucre Glacée’, color viola melanzana con fini puntinature bianche, e di B. sizemoreae, ricoperte di sofficissimi peletti bianchi che, toccati, ricordano il pelo di un animaletto. Non per niente, si è pensato di cambiarne il nome in B. longiciliata. Bellissima anche la sua fioritura invernale, bianco-rosata, sebbene da questo punto di vista le più apprezzabili siano B. chloroneura e B. masoniana var. maculata (sin. B. variegata), con delicati fiori bianco-verdi ricoperti da una finissima peluria rossa. Non è da meno B. soli-mutata, le cui corolle creano accattivanti contrasti con il fogliame. «Proprio quest’ultima specie è esemplificativa di quanto la classificazione botanica delle begonie di recente scoperta sia ancora fluida», conclude Saccavini. «Dal 1992, infatti, ha già cambiato tre nomi: B. glaziovii prima, quindi B. ‘Burle Marx’ e infine B. soli-mutata». Begonia melanobullata - Foto di Ferruccio Carassale