Idroponica, guida alla coltivazione senza terra

Coltivare piante da interno come monstera, ficus e felci sapendo esattamente quanto e quando innaffiare è possibile con la tecnica dell’idroponica. Basta munirsi dei materiali adatti e seguire poche e semplici regole. Per chi desidera ridurre la manutenzione delle piante tropicali da interno, l'idroponica rappresenta una soluzione efficace e alla portata di tutti. Scopriamo l'idroponica, la tecnica di coltivazione senza terra, con la nostra guida e i consigli di Cristiana Bondioli di Piante & Fiori Capoverde. Idroponica o semi-idroponica, cosa sono? Sembra una contraddizione, ma coltivare senza la terra è possibile. «La coltivazione idroponica vera e propria», ci spiega Cristiana Bondioli, agronomo e progettista a Milano, «vede le radici delle piante immerse in una soluzione nutritiva in costante movimento, ossigenata e analizzata per temperatura e pH, che richiede un’attrezzatura professionale. Invece il semi-idroponico è un sistema non automatizzato che possiamo utilizzare nelle nostre case». In entrambi i casi il substrato di crescita non è composto da terra, ma da materiali inerti, ovvero «argilla espansa, pon e seramis, che sono le tre opzioni più utilizzate», dice Cristiana. Come funziona la coltura senza terra Nella coltivazione semi-idroponica le radici crescono non nella terra ma nei materiali inerti, come pomice o argilla aespansa, che servono solo a sostenerle e non forniscono o contengono nutrimento. Il vaso contenente le radici viene collocato in un portavaso stagno con un po’ d’acqua sul fondo. Le radici non restano completamente immerse, ma circa un terzo del vaso tocca l’acqua, permettendo alla pianta di assorbire solo ciò che serve, quando serve, per capillarità e senza rischiare marciumi. Il livello dell’acqua va controllato e integrato secondo necessità osservando l'indicatore di livello di umidità posto nel vaso. I vantaggi dell’idroponica Grazie alle dimensioni degli inerti, che non possono compattarsi, le radici ricevono un’ottima ossigenazione, riducendo il rischio di marciumi. Sono ridotti anche gli insetti, come i moscerini delle piante, cocciniglie cotonose o radicali. E non si limita alla coltivazione di singole piante in vaso, si può creare una vera giungla domestica con questa tecnica. Come suggerisce l’agronomo e paesaggista Massimiliano Cecchetto «In un mio progetto di verde da interni a Milano, ho optato per la tecnica di coltivazione idroponica per i vantaggi che offre: la realizzazione è facile, la manutenzione semplicissima e si limita lo sviluppo di patogeni per mancanza di substrati che li possono favorire, per cui le piante crescono più sane, anche se in un mezzo non naturale». Convinti? Vediamo ora in dettagli come trasferire le nostre piante dai vasi contenenti terra alla semi-idroponica. Foto Garden Image In pratica, i materiali L'idroponica può inizialmente mettere in soggezione ma è un sistema facile, adatto a tutti. Non bisogna aver studiato trattati di giardinaggio né frequentato corsi per avere successo. Cosa occorre I materiali indispensabili sono: vaso per idroponica, indicatore di livello, substrato inerte nuovo, concime specifico per idroponica, portavaso stagno. Il vaso per idroponica Il vaso per la coltivazione in idroponica è caratterizzato da fessure verticali per il passaggio dell’acqua e la fuoriuscita delle radici. È possibile anche utilizzare i vasi più comuni, che hanno fori di drenaggio solo sul fondo. Sono meno costosi, ma anche meno efficienti nel consentire il passaggio dell'acqua. Il vaso per la coltivaizone in idroponica contiene le radici della pianta e il materiale inerte in cui questa cresce, e viene collocato dentro il portavaso a tenuta stagna. Per i suoi progetti Cristiana utilizza vasi in vetro, che permettono di monitorare radici e livello dell’acqua, o contenitori stagni con inserito un indicatore di livello. Indicatore di livello dell'acqua L’indicatore di livello è un accessorio semplice ma molto utile: serve a mostrare quanta acqua o soluzione nutritiva c’è nel portavaso, senza doverlo sollevare o guardare dentro. Di solito è composto da un piccolo galleggiante di semplice polistirolo collegato a un’astina graduata che sale e scende in base al livello del liquido e indica se il substrato è dry o wet - asciutto o bagnato. Nel coltivazione idroponica, l’indicatore di livello permette di sapere quando rabboccare e quando, una grande comodità per chi tende ad annegare le proprie piante da interno, a volte rare, costose o semplicemente amate perché parte dei ricordi di famiglia. «Manteniamo il livello dell’acqua subito al di sotto delle radici o al punto più basso dell’indicatore di umidità, bagnando ogni due settimane circa» suggerisce Cristiana. I substrati inerti Il substrato di crescita nella coltura idroponica non è composto da terra, ma da materiali inerti, ovvero «argilla espansa, pon e seramis, che sono le tre opzioni più utilizzate», dice Cristiana. «La prima, detta anche leca, è composta da palline di argilla cotta ad alta temperatura. È facilmente reperibile, economica, durevole e leggera. Il pon è una miscela di zeolite, pomice e lapillo e include un concime a lento rilascio. Il seramis è anch’esso composto da argilla cotta, ma ha una tessitura più fine: è adatto a piante con radici sottili come le Hoya». Pon e seramis sono più pesanti rispetto all’argilla espansa, caratteristica che aiuta a stabilizzare vasi di piante alte, evitando ribaltamenti. Gli inerti sono materiali che non si degradano, non forniscono nutrienti e non reagiscono chimicamente con l’acqua o la pianta. In pratica servono solo a tenere ferme le radici e a permettere il passaggio di acqua e ossigeno. I concimi specifici per idroponica In idroponica non avete terra che “dà nutrimento” alla pianta: tutto quello che serve alla pianta — azoto, fosforo, potassio, calcio, magnesio, micronutrienti — deve essere fornito con l’acqua sotto forma di concime solubile. Sono formulati apposta per l’idroponica, che si diluiscono nell’acqua, ci sono versioni generiche e versioni specifiche per le fasi di crescita vegetative (la produzione di foglie ad esempio) o per la fioritura. «Per le nostre piante da interno utilizziamo una resina a scambio ionico che distribuiamo ogni sei mesi», conclude Cristiana. «Si tratta di un concime specifico per l'idroponica, in forma granulare». Il portavaso a tenuta stagna Il portavaso, o cache-pot, è semplicemente un contenitore esterno che serve a tenere dentro il vaso vero, quello dove cresce la pianta. Non è pensato per coltivare, ma per raccogliere l’acqua che scola. La cosa importante è che sia stagno, quindi senza buchi. Quanto alla dimensione, il portavaso deve essere solo un po’ più grande del vaso: abbastanza da infilarlo e sfilarlo facilmente, ma non enorme. In pratica, 2–4 cm in più di diametro sono perfetti. In pratica, come fare Cambiare il substrato a una pianta in vaso Se parti da una pianta in vaso e vuoi trasferirla in un substrato inerte, il momento migliore per farlo è quando: la pianta è in una fase di crescita attiva, quindi in primavera-estate salvo eccezioni, in buona salute, preferibilmente non in fioritura. Si estrae la pianta dal vaso facendo attenzione a non rompere il pane radicale, poi si procede alla rimozione del terriccio. Per ammorbidirlo si lascia l’apparato radicale immerso in una bacinella d’acqua a temperatura ambiente per una decina di minuti. Il terriccio va rimosso gradualmente con le dita, lavorando dall’esterno verso l’interno, cambiando l’acqua finché le radici risultino il più possibile pulite. Si posiziona la pianta nel nuovo vaso per idroponica mantenendo il colletto alla stessa altezza originale e si riempe il vaso di interti senza comprimere, lasciando che il materiale si assesti naturalmente. Il substrato inerte scelto, come pomice, argilla espansa o miscele leggere, deve essere prima lavato per inumidirlo a fondo e rimuovere eventuali polveri. Argilla espansa - Foto Garden Image Posizionare la pianta nel portavaso Procuratevi un portavaso a tenuta d’acqua della giusta dimensione e adagiatevi la pianta con il suo vaso di coltura. Osservate la chioma e, quando avrete trovato la disposizione migliore, posizionate l’indicatore di livello dell’acqua in modo che sia ben visibile e colmate gli spazi vuoti con argilla espansa. La prima bagnatura A questo punto aggiungete lentamente l’acqua, fino a che il galleggiante rosso dell’indicatore di livello avrà raggiunto la tacca posta a metà altezza. La prima bagnatura di solito asciuga molto velocemente, perchè l'acqua è assorbita sia dalla pianta sia dai materiali inerti. Indicatore di livello dell’acqua - Foto Garden Image L'irrigazione In media l’acqua va aggiunta due volte al mese, tuttavia l’intervallo di tempo tra una innaffiatura e l’altra varia a seconda delle condizioni climatiche e del tipo di pianta. Quando il livello scende al minimo aspettate due o tre giorni prima di bagnare, in modo da lasciare il tempo alle radici di asciugare. La concimazione e i suoi ritmi A seconda delle indicazioni riportate sul concime specifico per idroponica che abbiamo scelto, ogni 4-6 mesi in media sarà necessario apportare nuovo concime.

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