Alocasia: origini e specie più scenografiche

Quello delle Alocasia è un genere tropicale dalle foglie giganti, oggi protagonista di nuove varietà dalle foglie variegate o dalla forma particolare. Ma come fare per coltivarle con successo indoor? Umidità abbondante e tanta luce sono la chiave! Scopriamo le loro origini e le specie più belle. Le origini Giunte in Europa dal Sud Est asiatico nel XVI secolo grazie ai commercianti olandesi che trafficavano spezie, le alocasie vivono oggi un momento di grande attenzione da parte dei vivaisti, che negli ultimi anni hanno selezionato nuove cultivar da proporre agli appassionati. Già gli aristocratici del tempo le coltivavano come piante ornamentali, meraviglie verdi dalle enormi foglie, da cui il nome comune di “orecchie d’elefante” attribuito alla specie Alocasia macrorrhizos. Alocasia 'Polly' - Foto IPA Gli usi alimentari Particolare di una foglia di Alocasia macrorrhizos - Foto IPA Perenni sempreverdi, le Alocasia hanno origine nelle foreste umide e calde dall’India al Giappone, ma alcune specie, come Alocasia macrorrhizos, sono originarie del Queensland, in Australia. I tuberi di alocasia sono una fonte importante di nutrimento per le popolazioni di molte regioni asiatiche, dove si trovano nei mercati sotto il nome di “taro gigante” o “eddo”. Ricchi di amido, come le patate, vanno cucinati a lungo prima di essere uniti a zuppe o arrosti speziati. Da crudi sono infatti tossici. Carta d'identità NOME Alocasia spp., famiglia delle Araceae. ORIGINE Foreste tropicali e subtropicali umide dell’Asia meridionale, dall’India al Giappone, e dell’Australia orientale. CARATTERISTICHE Piante perenni sempreverdi, con fusti spessi, a volte ipogei (sotterranei), a volte con tuberi e bulbilli. Fusti epigei (fuori terra) eretti, con lattice trasparente o lattiginoso. FIORE Spata poco appariscente e spesso nascosta tra il fogliame, composta da una brattea, di solito di colore verde, che avvolge lo spadice, ovvero un asse fiorale cilindrico con numerosi fiori unisessuati. Il frutto è una bacca generalmente rossastra. Alocasia coltivata in casa - Foto IPA Come coltivarle in casa «Per coltivare in casa le alocasie con successo bisogna ricreare un clima tropicale umido, che ricordi il loro habitat naturale», spiega Roberto Brioli, vivaista di terza generazione al Garden Center Brioli di Bergamo, «tanta umidità e luce, diretta solo in inverno, sono fondamentali. La stanza ideale per coltivarle è un bagno luminoso. Perché non marciscano, servono irrigazioni regolari solo a terreno asciutto». Per non confonderle con le Colocasia, piante dall’aspetto simile e appartenenti alla stessa famiglia delle Araceae, basta osservare le foglie: nelle alocasie sono lucide, con venature prominenti, sagittate e a portamento verticale, nelle colocasie sono opache, lisce, dalla forma arrotondata e rivolte verso il terreno. Alocasia 'Jacklyn' - Foto Getty Le specie Le più apprezzate «Negli ultimi anni le alocasie sono molto richieste, il loro aspetto tropicale e la varietà di forme e colori delle foglie le rende irresistibili per chi vuole un effetto giungla in casa», racconta Roberto. Tra le tante specie, circa 90, una delle più apprezzate è A. sulawesi ‘Jacklyn’. Originaria dell’Indonesia, ha foglie lunghe circa 20-30 cm, a forma sagittata e profondamente lobate, ruvide al tatto, color verde smeraldo con venature violacee. Un aspetto curioso, da cui il soprannome di “pianta alieno”. La batte in originalità solo A. macrorrhizos ‘Stingray’ (in inglese: razza o trigone), con foglie fino a 40 cm dai lobi laterali che ricordano le “ali” del pesce, e l’apice che si allunga come la coda. Originaria del Borneo, è alta e larga 90 cm. In idroponica e variegate Per chi desidera sperimentare la coltivazione idroponica con argilla espansa, Roberto consiglia Alocasia watsoniana, specie che ha origine nelle Filippine, con foglie grandi verde scuro e venature bianche molto evidenti. Tra le cultivar variegate, A. macrorrhizos ‘Splash’: introdotta nel 2022, ha foglie molto grandi e presenta una buona resistenza sia agli acari che al marciume radicale. A. micholitziana ‘Frydek’ presenta una variegatura, dovuta a una forma di virosi, che decora le foglie vellutate. «È sempre meglio acquistare piante con foglie mediamente variegate: quelle tutte bianche necrotizzano al minimo stress idrico, quelle poco variegate spesso ritornano a essere completamente verdi», spiega Roberto. Foglia di Alocasia watsoniana - Foto Getty Le meno ingombranti... Tra le specie meno ingombranti, adatte anche ai davanzali esposti a est, si distinguono per la colorazione della lamina fogliare Alocasia azlanii, che ha origine in Borneo, con foglie di un brillante color borgogna e venature quasi nere, lunghe circa 40 cm e larghe 25. Le foglie spesse e rugose di A. ‘Silver Dragon’ sono color verde salvia, con venature più scure, lucide e argentee, più lunghe che larghe fino a un massimo di 20 cm. A. ‘Melo’ ha foglie che in età adulta raggiungono i 40-50 cm, di color verde polveroso, quasi grigio, con consistenza cuoiosa e rugosa al tatto, elegante ma suscettibile al marciume radicale. Morbida come il velluto è invece A. reginula ‘Black Velvet’, con foglie piccole che non superano i 20 cm di lunghezza: opache, quasi nere, hanno venature verdi o argentate. ... e quelle più scenografiche Alocasia macrorrhizos - Foto IPA Le foglie più scenografiche sono quelle di A. macrorrhizos, la prima specie importata secoli fa, che si guadagnò il nome di “orecchia di elefante”. Tra le più grandi del genere Alocasia, possono raggiungere un metro e mezzo di lunghezza per 80 cm di larghezza. Ne esiste anche una forma variegata, con macchie bianche o gialle. Anche A. micholitziana, scoperta nel 1901 nelle Filippine dal botanico tedesco Wilhelm Micholitz, ha foglie molto grandi, lunghe fino a 90 cm, dai margini e venature color argento e pagina inferiore color rosso porpora. Infine A. montana (dal 2022 sinonimo di Englerarum montanum), le cui lamine fogliari si espandono fino a raggiungere un metro e mezzo di lunghezza: specie rara e preziosa, è coltivata solo da pochi appassionati o nei giardini botanici.