Felce corna d’alce: guida alla coltivazione e cura del Platycerium

Dal montaggio su sughero alla gestione dell’umidità ambientale: ecco i consigli tecnici per coltivare il Platycerium come in natura, anche tra le pareti di casa. Il Platycerium, conosciuto anche come felce a corna d’alce, è una pianta epifita originaria delle foreste tropicali di Asia, Africa e Oceania, dove cresce aggrappata ai tronchi degli alberi, sfruttando l’umidità dell’ambiente e la luce filtrata dal fogliame. In casa, può essere coltivato con successo come pianta da parete, montato su supporti in legno o sughero, diventando un vero elemento d’arredo vivente. Coltivare la pianta a corna d'alce in ambienti chiusi non è poi così difficile, basta conoscere ciò che preferisce la pianta e curarla con la giusta attenzione. Platycerium andinum Come coltivare il Platycerium Esposizione Per coltivare con successo un Platycerium, assicurarsi di posizionare la pianta in un luogo con luce indiretta ma intensa. Dalla primavera all’autunno, può essere trasferita all’aperto, in un’area luminosa ma protetta dai raggi solari diretti per evitare scottature. Temperatura Quella ideale è compresa tra i 18 e i 30 °C. Per prevenire shock termici, specialmente durante i periodi di crescita attiva, evitare di esporre la pianta tropicale a temperature inferiori ai 10 °C. Substrato Per imitare le condizioni naturali dev’essere leggero, ben drenante e aerato. Si può utilizzare un mix di terriccio, corteccia, sfagno e perlite per fornire il giusto equilibrio tra ritenzione idrica e drenaggio. Vaso È preferibile utilizzarne uno contenitore di terracotta, materiale traspirante che aiuta a prevenire il marciume, a cui i Platycerium sono particolarmente sensibili. L’ideale è un vaso aperto su un lato, in modo da favorire uno sviluppo naturale e vigoroso della pianta, con le fronde sterili libere di avvolgere il contenitore e il dovuto spazio per lo sviluppo in avanti delle fronde fertili. Platycerium ridleyi Irrigazioni Felci tra le più sensibili al marciume radicale, i Platycerium d’estate vanno bagnati ogni 5-7 giorni, lasciando asciugare il substrato tra un’innaffiatura e l’altra. Basarsi sul peso del vaso è un ottimo metodo per capire quando bagnare: se sollevandolo risulta leggero, il terriccio è asciutto; se pesante, è probabilmente ancora umido. D’inverno è sufficiente bagnare una volta ogni 2-3 settimane, controllando sempre prima. Non rimuovere la peluria che riveste le fronde (non è polvere!) La fine peluria che ricopre le foglie della felce a corna d’alce svolge una funzione essenziale alla loro sopravvivenza. Questo sottile tomento bianco o argentato aiuta a ridurre la perdita di acqua per evaporazione, mantenendo l’umidità sulla superficie delle fronde e proteggendole dalla disidratazione. Inoltre agisce come una barriera contro la luce solare intensa, riducendo il rischio di scottature e proteggendo la pianta dai raggi UV dannosi. A volte viene scambiato con polvere e viene pulito con un panno, invece non va assolutamente rimosso. P. elephantotis Concimazioni Fornire nutrimento ogni 1-2 mesi, autunno e inverno compresi, distribuendo un fertilizzante bilanciato o ad alto tenore di azoto, preferibilmente a dosi dimezzate rispetto a quelle riportate sulla confezione. Sensibilità a malattie e parassiti Evitare malattie fungine assicurandosi che il substrato sia ben drenante e facendolo asciugare prima di bagnare nuovamente. Se necessario, utilizzare fungicidi a base di tannino. Tra i parassiti più comuni, la cocciniglia cotonosa o a scudetto. Controllare regolarmente le foglie della felce e trattare con olio di Neem o prodotti appositi. P. madagascariense Specie e varietà Platycerium andinum. L’unico originario delle Americhe, ha fronde sterili verticali, con venature prominenti, mentre le fronde fertili sono pendule, lunghe e tomentose nel retro. P. bifurcatum. Ideale per i principianti, è una delle specie più comuni. Le fronde fertili sono biforcate e color verde brillante mentre le fronde sterili sono larghe e piatte. P. coronarium. Di grandi dimensioni, ha fronde fertili profondamente incise, color verde chiaro, che possono raggiungere i 3 metri. P. elephantotis. È chiamato comunemente “orecchie di elefante” per la forma delle fronde fertili, larghe e rotonde con venature evidenti. P. madagascariense. Specie rara, di piccola taglia, difficileda coltivare. Ha fronde sterili ovoidali con venature esagonali e fronde fertili. P. coronarium P. ridleyi: anch’esso di piccola taglia, ha fronde fertili erette e ramificate. Le fronde sterili formano una sfera che ingloba il supporto di coltivazione. P. superbum: Le fronde sterili, a forma di nido, possono raggiungere 1 m di diametro e svolgono la funzione di raccogliere detriti organici e creare un microambiente ottimale. Le fronde fertili, ampie e multi-ramificate, possono estendersi fino a 2 metri.

Fiori, piante, orti e giardini

Platycerium, la felce da parete facile da coltivare in casa